STRESS E LAVORO TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE
di Lucilla Castrucci · Pubblicato · Aggiornato
Il termine stress nasce dall’ingegneria industriale, ambito in cui indica lo sforzo a cui è sottoposto un materiale sotto sollecitazione, materiale che in tale situazione va incontro ad una modifica delle proprie caratteristiche. In ambito medico e psicologico secondo la definizione di Selye è “la risposta strategica dell’organismo nell’adattarsi a qualunque esigenza, sia fisiologica che psicologica, cui esso sia sottoposto. In altre parole, è la risposta aspecifica, adattativa dell’organismo a ogni richiesta effettuata su di esso”. Tuttavia, se l’agente stressante agisce con particolare intensità e per tempi sufficientemente lunghi, può dare vita ad una condizione patogena.
Si può definire:
- eustress: la situazione in cui gli stressori che agiscono sulla persona rientrano in un limite tollerabile dando luogo ad una reazione fisiologica di adattamento
- distress: la situazione in cui gli stressori superano la soglia di tollerabilità generando una reazione che innesca processi patologici.
Secondo il modello proposto da Selye la risposta allo stress, definita Sindrome generale d’adattamento, è un insieme di reazioni mediate dal sistema endocrino e nervoso autonomo in cui si distinguono tre fasi:
- allarme: lo stressor viene interpretato come un possibile pericolo e parte dall’ipotalamo un input che porta all’aumento di secrezione di cortisolo, adrenalina e noradrenalina con conseguente aumento del battito cardiaco, della ventilazione e della glicemia. Aumento della la produzione di betaendorfine, che innalzano la soglia del dolore e permettono di sopportare meglio i traumi, gli sforzi e le tensioni emotive. Attraverso il sistema simpatico viene inibito il funzionamento dell’apparato digerente e stimolato quello del sistema vascolare, muscolare liscio e ghiandolare. L’organismo è pronto per l’attacco o la fuga
- resistenza: il corpo si adegua alle nuove circostanze e cerca di resistere finché l’elemento stressante non scompare
- esaurimento: se gli stessori continuano ad agire e possono comparire effetti sfavorevoli a carico della struttura psichica e/o somatica
Nella fase di resistenza si ha una sovrapproduzione di cortisolo che, se dura a lungo, porta all’indebolimento delle difese immunitarie, all’alterazione del metabolismo degli zuccheri e dei grassi e alla comparsa di disturbi comportamentali. L’iperproduzione prolungata di catecolamine (adrenalina, noradrenalina) può generare ipertensione, disturbi dell’apparato gastroenterico, ansia, insonnia. L’organismo non ha più le risorse per far fronte allo stress e può ammalarsi.
Qualsiasi fattore che vada a perturbare l’omeostasi può essere considerato come elemento “stressogeno”, sia che la alteri in modo positivo che negativo.
Le possibili cause di stress sono molteplici; gli eventi stressanti possono determinare conseguenze, sia fisiche che psicologiche, diverse a seconda della personalità e della sensibilità individuale.
Gli stressori si possono suddividere in quattro categorie:
- eventi della vita particolarmente significativi: morte di una persona cara, divorzio, pensionamento, traslochi, traumi infantili ma anche matrimonio e nascita di un figlio
- motivi lavorativi: eccesso di responsabilità o demansionamento, relazioni deteriorate con il capo o con i colleghi, frequenti trasferimenti, strumenti o condizioni di lavoro inadatti, lavoro a turni
- malattie organiche: la malattia, sia negli adulti che nei bambini, genera uno stato di tensione che nella maggior parte dei casi sfocia in una condizione di stress
- fattori ambientali: cataclismi, ambienti rumorosi, cattiva illuminazione, ambienti inquinati, freddo o caldo intenso
Le patologie da stress lavoro correlato
Lo stress lavoro correlato può colpire lavoratori di qualsiasi livello e può interessare qualsiasi settore e aziende di ogni dimensione, interessa quasi un lavoratore su quattro. Il 50-60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuto allo stress con costi enormi in termini di disagio umano e pregiudizio economico. Secondo l’Accordo Europeo sullo stress lavoro correlato del 2004, lo stress è “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro”. Questo significa che lo stress è un fenomeno soggettivo che non insorge unicamente con la presenza di condizioni stressanti, ma a seguito del modo con cui ogni lavoratore vive emotivamente certe situazioni. In ambito lavorativo ci sono situazioni stressanti che possono essere considerate comuni a più soggetti come la precarietà dei contratti, le ristrutturazioni aziendali e il turnismo. Altre sono condizioni individuali e tra queste troviamo: la performance che può essere sovradimensionata rispetto alle capacità psicofisiche ed alle attitudini dell’individuo e le variazioni individuali rispetto all’attività assegnata, ad esempio, alcuni lavoratori necessitano di informazioni precise per lo svolgimento di una determinata mansione.
Sintomi dello stress lavoro correlato
Lo strain mentale (effetto dello stress mentale), ovvero la risposta degli individui agli stimoli stressogeni, può produrre effetti negativi in termini di:
- fatica mentale se il fattore stressogeno è un sovraccarico di lavoro
- monotonia, ridotta vigilanza e saturazione mentale se lo stressor consiste invece in un sottocarico di lavoro
Nel primo caso, il lavoratore prova una diffusa sensazione di stanchezza e ha, quindi, una minore efficienza. Inoltre, la fatica può indurlo a commettere azioni insicure che possono produrre errori, quasi-errori o incidenti.
Gli effetti del sottocarico di lavoro sono: stanchezza, sonnolenza, diminuzione della prestazione, minore adattabilità e reattività. Compare uno stato di nervosismo e di rifiuto emotivo nei confronti dei compiti poco qualificati e ripetitivi.
I sintomi che accompagnano lo strain mentale (effetto dello stress mentale) sono rabbia, prestazioni scadenti, difficoltà di concentrazione e tendenza all’isolamento. Altre conseguenze negative sono minor capacità di apprendere e di gestire il contesto operativo.
Tutto ciò si traduce in un forte disagio dell’individuo nel lavoro e nelle relazioni con i colleghi e i capi. Si produce un senso di inadeguatezza, la persona sente di non essere in grado di far fronte alle esigenze imposte dal lavoro e, contemporaneamente, di essere impossibilitato alla fuga. Questo stato di disagio produce reazioni di tipo psicologico, fisiologico e comportamentale. Le reazioni psicologiche sono relative alle difficoltà relazionali interpersonali e al livello di soddisfazione del lavoro. Spesso compare un disturbo dell’adattamento che si caratterizza per la presenza di disturbi d’ansia (incapacità a rilassarsi, disturbi del sonno) e/o disturbi depressivi. La rilevanza clinica della reazione è indicata dal notevole disagio, che va al di là di quello prevedibile in base al fattore stressante, o da una significativa compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. Nei disturbi dell’adattamento i sintomi si sviluppano entro tre mesi dall’esordio dei fattori stressanti. Le reazioni fisiologiche possono riguardare le alterazioni della pressione sanguigna o della frequenza cardiaca, disturbi dell’alimentazione, gastrointestinali, dermatologici, muscoloscheletrici, sessuali, alterazioni immunitarie ed ormonali.Le reazioni comportamentali si riferiscono all’abuso di sostanze nocive quali alcool, tabacco, psicofarmaci o droghe. Oltre agli stati di malessere e alle vere proprie malattie, lo stress può provocare danni alla carriera e, quindi, al reddito e all’immagine del lavoratore. Nel passaggio dalle situazioni lavorative a quelle private si crea una sorta di “corridoio” senza soluzione di continuità tra gli stimoli propri dell’ambiente di lavoro e quelli della vita privata. Ciò determina, generalmente, relazioni interpersonali alterate nel contesto familiare e sociale. Anche lo stress che ha origine fuori dall’ambiente di lavoro può condurre ad una ridotta efficienza sul lavoro, quindi non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro correlato. È convinzione comune che le problematiche personali e private possano esporre maggiormente l’individuo a stress sul lavoro. Occorre considerare, però, che gli eventi della vita personale possono anche mitigare gli effetti degli stressors lavorativi.
La prevenzione delle patologie stress lavoro correlate
In Italia, il vigente quadro normativo, obbliga i datori di lavoro a valutare e gestire il rischio stress lavoro correlato al pari di tutti gli altri rischi. Nel Maggio del 2011, il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale ha sviluppato una metodologia di valutazione e gestione del rischio stress lavoro correlato e ha pubblicato una specifica piattaforma online utilizzabile dalle aziende per effettuare la valutazione del rischio ai sensi del d.lgs. 81/2008 e s.m.i. La valutazione del rischio consiste in un esame sistematico di tutti gli aspetti del lavoro intrapreso per definire quali sono le cause probabili di lesioni o danni, sia che risulti possibile eliminare il pericolo, oppure, se ciò non è possibile, per definire le misure protettive di prevenzione volte al controllo dei rischi.
Tra le misure efficaci di prevenzione dello stress legato all’attività lavorativa vi sono:
- lasciare ai lavoratori il tempo necessario per eseguire le loro mansioni
- fornire descrizioni chiare dell’attività da svolgere
- gratificare i lavoratori che assicurano buone prestazioni
- consentire ai lavoratori di presentare osservazioni e considerarle seriamente
- permettere ai lavoratori di avere il controllo delle loro attività
- ridurre i rischi fisici
- consentire ai lavoratori di partecipare alle decisioni che hanno ripercussioni dirette su di loro
- adattare i carichi di lavoro alle capacità e alle risorse del lavoratore
- definire con chiarezza i ruoli e le responsabilità di lavoro
- evitare ambiguità per quanto riguarda la sicurezza del posto di lavoro e le prospettive di sviluppo professionale
Le strategie aziendali per impedire l’insorgenza di patologie da stress lavoro correlato devono mirare a ottimizzare gli ambienti e gli orari di lavoro, a promuovere una cultura d’impresa che favorisca il rispetto della dignità umana e scoraggi ogni forma di violenza psicologica e a valorizzare le risorse umane, attraverso percorsi di formazione adeguati. Valutare e gestire il rischio da stress lavoro correlato è un obbligo sanzionato penalmente.
Conclusioni
Quando lo stress è legato all’attività lavorativa diventa un rischio reale e d’impatto crescente per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Lo stress è un fenomeno estremamente complesso, in quanto, ciò che una persona considera stressante può essere percepito come gratificante da un’altra e viceversa. Per la valutazione del rischio si ricorre all’analisi di indicatori aziendali (infortuni sul lavoro, assenze per malattia, turnover) indicatori di contesto di lavoro (funzione organizzativa, evoluzione nella carriera, rapporti interpersonali) e indicatori di contenuto del lavoro (ambiente di lavoro ed attrezzature, ritmo ed orario di lavoro, pianificazione e carichi di lavoro). Attualmente la ricerca sta cercando di individuare una serie di biomarcatori per determinare il grado di stress presente in un lavoratore. I biomarcatori in questione riguardano l’asse simpatico-adrenergico e l’asse ipotalamo-ipofisi surrene, coinvolti nella relazione tra stress e salute. L’attenzione è rivolta alle catecolamine plasmatiche e urinarie per quanto concerne il sistema nervoso autonomo. Relativamente all’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, i ricercatori stanno valutando le variazioni di cortisolo, di prolattina per le donne e di testosterone per gli uomini. Una diagnosi precisa e precoce può permette di arginare i primi sintomi da stress lavoro- correlato prima che si trasformino in patologia. Le strategie di coping (strategie di adattamento) sono tecniche di abilità nella gestione personale dello stress che rientrano tra gli interventi tempestivi che medici e psicologi del lavoro impostano sul lavoratore immediatamente dopo una prima diagnosi positiva. Apprendere una buona gestione dello stress è l’unica possibilità per combatterlo: “la completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si pensa di solito, noi non dobbiamo, e in realtà non possiamo, evitare lo stress, ma possiamo farvi fronte in modo efficace e trarne vantaggio imparando di più sui suoi meccanismi e adattando la nostra filosofia dell’esistenza ad esso” (H. Seyle: Stress without distress, 1974).
Bibliografia
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