LA MEDICINA DI GENERE E LE PATOLOGIE PSICHIATRICHE
Dott.ssa Lucilla Castrucci https://www.buonmedico.it/medico-lucilla-castrucci_259460.html
Ebook gratuito https://www.medicinaxtutti.it/2020/05/03/2289/ Quaderni del Ministero della Salute: Il genere come determinante di salute.
“La Medicina di Genere si occupa delle differenze biologiche, socio-economiche e culturali nei due sessi e della loro influenza sullo stato di salute e di malattia dell’individuo, rappresentando un punto d’interesse fondamentale per il Servizio Sanitario Nazionale.” (Ministero della Salute, 2016.)
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce il “genere” come uno dei determinanti fondamentali di salute e nel 2009 con il Report “Donne e salute” dimostra come dimenticare tale specificità, possa determinare conseguenze negative in termini di appropriatezza. Per questo motivo ritiene che il “genere” sia un tema imprescindibile della programmazione sanitaria.
Gli uomini e le donne sono colpiti dalle stesse malattie, ma presentano differenze nella frequenza, nelle manifestazioni cliniche, nella sintomatologia e nei livelli di gravità, nella risposta alle terapie e nelle reazioni avverse ai farmaci . E’ fondamentale utilizzare alcuni indicatori clinici che tengano conto di tali differenze.
(I biomarcatori, Istituto Superiore di Sanità)
La medicina di genere
Per molti anni la Medicina si è posta in maniera neutra rispetto al genere. A lungo si è considerata l’osservazione scientifica del corpo maschile valida anche per quello femminile negando le differenze, ad esempio, cardiologiche o metaboliche. Inoltre l’osservazione scientifica, per quanto riguarda le donne, si è dedicata prevalentemente agli aspetti riproduttivi/ginecologici e poco agli aspetti produttivi/lavorativi. La medicina a lungo non ha posto attenzione né alle differenze biologiche, né tanto meno a quelle socio-culturali tra l’uomo e la donna.
La medicina di genere si rivolge alla persona, genere include maschio e femmina, non si tratta di medicina delle donne, ma di una medicina equamente attenta sia all’uomo che alla donna. Studia l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, fisiopatologia e clinica di tutte le malattie per giungere a decisioni terapeutiche, in un’ottica di medicina che cura la persona e non la malattia. I dati disponibili sulle differenze di genere, per quanto riguarda la farmacocinetica e la farmacodinamica, dimostrano alcune differenze su come l’assorbimento, la biodisponibilità, la distribuzione e il metabolismo dei farmaci siano influenzati dalle differenze di genere. La prospettiva di genere nelle attività di prevenzione ed erogazione delle cure e nello sviluppo delle politiche sanitarie, assicura un più appropriato utilizzo delle risorse ed aumenta la sostenibilità delle cure.
L’approccio di genere permette di riconoscere che essere uomini o donne, non solo sessualmente maschi o femmine, significa essere portatori di particolari ruoli e identità sociali e culturali e questo può influenzare il rischio di sviluppare malattie, la loro percezione, il decorso, la diversa risposta alle cure. Le donne vivono una condizione di doppio lavoro e di stress, hanno la propensione ad occuparsi prima delle necessità degli altri che delle proprie, hanno un minore potere sociale ed economico che agiscono sfavorevolmente sulla salute.
DIFFERENZE DI GENERE PSICOLOGICHE E CULTURALI
(Signani,2012)
La medicina gender oriented si occupa della persona nel suo quotidiano e nella sua specificità a partire dalla ricerca, fino ad applicare i risultati nella clinica inserendo l’approccio genere-specifico nei piani formativi e di aggiornamento del personale sanitario. Non studia solo l’impatto che ha il genere sui meccanismi alla base dell’insorgenza e decorso di molte malattie, ma anche tutte quelle variabili che lo caratterizzano, la medicina di genere è quindi una scienza multidisciplinare che vuole dedicarsi alla ricerca per:
- descrivere le differenze anatomo-fisiologiche a livello di tutti gli organi e sistemi nell’uomo e nella donna
- identificare le differenze nella fisiopatologia delle malattie
- descrivere le manifestazioni cliniche eventualmente differenti nei due sessi
- valutare l’efficacia degli interventi diagnostici e terapeutici e delle azioni di prevenzione
- sviluppare protocolli di ricerca che trasferiscano i risultati degli studi genere-specifici nella pratica clinica
La medicina di genere la storia e le normative
In Italia nel 1998 i Ministeri della Salute e per le Pari Opportunità pubblicano il progetto “Una salute a misura di donna” e nel 2005 viene organizzato un tavolo tecnico con l’obiettivo di formulare le linee-guida sulle sperimentazioni cliniche e farmacologiche con un approccio di genere.
Nel 2007 il Ministero della Salute crea la Commissione Salute delle Donne e pubblica i primi bandi della Ricerca Finalizzata, focalizzati sulla Medicina di Genere.
Nel 2008 il Ministero della Salute promuove il Progetto “La Medicina di Genere come Obiettivo Strategico per la Sanità Pubblica: l‘Appropriatezza della Cura per la Tutela della Salute della Donna”. Inoltre Le disposizioni regolatorie in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (D.Lgs 626/94 e D.Lgs 81/08) introducono una concezione improntata in modo sistematico alla valutazione delle “differenze di genere”. Il Centro di riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità lavora su queste tematiche con il Servizio Prevenzione e Protezione interno e con Enti esterni, anche in collaborazione con l’Istituto Nazionale del Lavoro (INAIL) che dal 2010 ha attivato un progetto specifico.
Nel 2011 l’Agenzia italiana del Farmaco introduce l’equità di genere tra i criteri di valutazione dei farmaci e nel 2013 sollecita le Aziende farmaceutiche a elaborare dati disaggregati per sesso e disegni di ricerca orientati al genere. Nello stesso anno la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici istituisce un tavolo tecnico sulla medicina di genere e sollecita le sezioni ordinistiche italiane ad intraprendere attività formative genere-specifiche.
Nel2015, viene fondato l’Italian Journal of Gender Specific Medicine, uno strumento di fondamentale importanza nella diffusione della ricerca e della cultura di genere.
Nel 2016 il Ministero della salute sui Quaderni “Il genere come determinante di salute”, presenta la rete italiana per il sostegno della Medicina di Genere, formata dal Centro di riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità , dal Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere e la Società Scientifica “Gruppo Italiano Salute e Genere (GISeG)”.
Nel 2017 viene istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità il “Centro di riferimento per la Medicina di Genere”. che si dota di un Tavolo tecnico-scientifico nazionale di esperti in Medicina di Genere.
L’ 11 gennaio 2018 viene pubblicata in Italia la Legge art. 3 “Applicazione e diffusione della Medicina di Genere nel Servizio Sanitario Nazionale” sulla Medicina di Genere che garantisce per la prima volta l’inserimento del parametro “genere” nella definizione di percorsi diagnostico-terapeutici e nella sperimentazione clinica dei farmaci.
La medicina di genere in ambito psichiatrico
La maggiore o minore vulnerabilità allo sviluppo di un disturbo psichiatrico piuttosto che un altro, la differente farmacocinetica e farmacodinamica e, pertanto, anche la risposta ad un farmaco in termini di efficacia e di posologia tale da non procurare nel soggetto lo sviluppo di effetti collaterali che possono indurre ad una minore aderenza terapeutica, deve tenere conto del genere. Occorre tener in considerazione la diversa distribuzione recettoriale e neurotrasmettitoriale negli uomini e nelle donne, oltre alla minore o maggiore vulnerabilità allo sviluppo dei disturbi psicopatologici.
La differenza di genere in ambito psichiatrico è dimostrata dal fatto che l’accesso alle cure varia fortemente in relazione ai differenti contesti socioculturali e sanitari. Nei paesi più ricchi circa il 40% delle donne che presentano patologie psichiatriche riceve un trattamento adeguato mentre questo avviene solo nel 14% dei casi nei paesi più poveri. In tutti i paesi le donne che vivono in condizioni socioeconomiche più disagiate hanno una maggiore frequenza di patologie psichiatriche e una minore possibilità di riceve cure adeguate. Ancora in troppo paesi e culture il pregiudizio sulla malattia mentale, associata ad un’attitudine negativa e ad una minore disponibilità di servizi specifici, conduce anche ad una disparità di accesso alle cure.
Due condizioni neuro-psichiatriche particolarmente disabilitanti sono più frequenti nelle donne: la depressione e la demenza.
Molti studi hanno evidenziato una maggiore frequenza di depressione nella donna. L’Epidemiologic Catchment Area Study, la più ampia ricerca sui disturbi psichiatrici del nord America, riporta un rapporto femmine/maschi di 1,96:1, con una prevalenza lifetime di disturbi affettivi di 10,2% nella donna e di 5,2% nell’uomo. Per la depressione maggiore oltre ad una predisposizione ad ammalarsi sono presenti nelle donne fattori favorenti di tipo socio-ambientali, come ad esempio un eccessivo carico di lavoro, il reddito spesso inferiore, i maltrattamenti, la violenza sessuale e domestica e la discriminazione. L’OMS ha rilevato che la depressione è più frequente tra le donne coniugate a differenza degli uomini che risultano, invece, più vulnerabili nella condizione di single. Inoltre le donne sono maggiormente esposte alla depressione nel periodo della gravidanza e del climaterio https://www.medicinaxtutti.it/category/prevenzione/ . Il complesso rapporto tra fattori ambientali e suscettibilità allo sviluppo di una condizione depressiva è mediato da componenti genetiche ed ormonali .
La demenza è una delle più comuni malattie dell’invecchiamento, molti studi europei hanno suggerito che le donne hanno un tasso di incidenza maggiore di demenza rispetto agli uomini. Tuttavia gli studi eseguiti in USA hanno mostrato che le differenze d’incidenza variavano con l’età. Per capire i rischi e i meccanismi protettivi per la demenza è importante distinguere tra sesso e genere. È stato ipotizzato che gli estrogeni, in una donna prima della menopausa, abbiano un importante effetto protettivo sul cervello, ma esiste anche l’ipotesi che gli effetti neurprotettivi degli estrogeni possano essere modificati dal genotipo APOE. Questa ipotesi è supportata da alcuni studi epidemiologici. Un’altro aspetto, per le differenze tra uomini e donne, riguarda le possibili interazioni tra il genotipo APOE e il rischio ambientale. Il genotipo APOE E4 può interagire sinergicamente con il consumo di alcool, il fumo di sigaretta, l’inattività fisica, e l’elevato consumo di grassi saturi nella dieta. Queste interazioni possono spiegare l’aumentato rischio di demenza. È stato anche suggerito che un grado di istruzione più elevato possa ridurre gli effetti negativi dell’ APOE E4. Infatti, le donne portatrici dell’allele APOE E4 hanno un rischio ridotto di sviluppare la demenza se ottengono un elevato livello di istruzione precocemente nella vita. L’effetto neuroprotettivo degli estrogeni può essere perso nelle donne che sperimentino una menopausa prematura (prima dei 40 anni) o precoce (tra i 40 e i 45 anni) sia essa naturale o farmacologica o chirurgica.
L’identificazione del miglior trattamento possibile non può prescindere dall’attezione alle differenze di genere questo in psichiatria come in qualunque branca della medicina.
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