ESISTE UNA CORRELAZIONE TRA NEVROTICISMO E MORBO DI PARKINSON ?

 

Un recente studio dell’Università della Florida, realizzato in collaborazione con due istituti italiani del CNR, ha stabilito l’esistenza di una correlazione tra un aumento del rischio di sviluppare il morbo di Parkinson ed il tratto di personalità detto “nevroticismo”.

Il morbo di Parkinson  https://www.medicinaxtutti.it/2020/07/30/il-morbo-di-parkinson-il-trattamento-farmacologico-ed-il-sostegno-psicologico/ appartiene al gruppo di patologie definite disturbi del movimento ed è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da disturbi motori progressivi, tremori a riposo e disturbi dell’equilibrio a cui si possono associare decadimento delle funzioni cognitive e sintomi ansioso-depressivi (Jacob E, Gatto N, Thompson A, Bordelon Y, Ritz B.2010). Si tratta di una sindrome extrapiramidale dovuta alla depauperazione di dopamina a livello di specifici neuroni che vanno incontro a degenerazione cellulare. Il Parkinson è presente in tutti i paesi del mondo, il suo esordio è generalmente intorno ai 60 anni, ma esistono anche casi giovanili con esordio tra i 20 ed i 40 anni.

L’incidenza nella popolazione generale è dell’1%-2% (Buchaman A.S., Leurgans S.E., Yu L. et al. 2016).

Le cause di questo morbo non sono del tutto conosciute, tuttavia si ritiene che possa essere considerato una patologia a genesi multifattoriale, al cui sviluppo concorrono fattori genetici ed ambientali (Bush K, Rannikmae K, Wilkinson T, Schnier C, Sudlow C,  Group UBOA.  2018).

Un recente studio multicentrico che ha coinvolto circa mezzo milione di persone, realizzato dall’Università della Florida in collaborazione con il CNR-IRIB di Cosenza e il CNR-IBFM di Milano, ha evidenziato l’esistenza di una correlazione tra l’aumento del rischio di sviluppare il morbo di Parkinson e la presenza del tratto di personalità definito “nevroticismo” (Terracciano A., Aschwanden D., yannick S. et al.  2021).

Esistono numerose teorie che propongono modelli in grado di spiegare la personalità e il suo sviluppo. Attualmente si ritiene che la teoria dei tratti sia quella che meglio illustra le differenze interindividuali di personalità (Sutin AR, Stephan Y, Luchetti M, Artese A, Oshio A, Terracciano A.2016).

Il termine “tratti” indica delle caratteristiche di personalità di origine genetica che influenzano il comportamento, le emozioni e i pensieri dell’individuo.

Il nevroticismo è uno delle cinque categorie utilizzate per descrivere la personalità, secondo la teoria dei “big-five”, che rappresenta una classificazione sistematica dei tratti di personalità. Secondo questa teoria il nevroticismo spazia tra due punti opposti: da un lato, questo fattore corrisponde all’instabilità emotiva, dal lato opposto, alla sicurezza e stabilità emotiva.

Questo, e gli altri tratti di personalità, si acquisiscono fin dalla nascita e possono essere modificati nella loro espressione quantitativa nel corso della vita.

Il nevroticismo è stato collegato allo sviluppo di varie patologie quali la depressione, i disturbi d’ansia ed il morbo di Alzheimer (Terracciano A, Sutin AR.2019)

Questa ricerca ha permesso di rilevare che ansia e depressione non sono semplicemente legate allo sviluppo del morbo di Parkinson, ma che esiste una vulnerabilità emotiva, caratteristica del “nevroticismo”, che precede di anni la comparsa del Parkinson (Terracciano A., Aschwanden D., yannick S. et al.  2021).

Studi precedenti a quello pubblicato recentemente da Moviment Disorders hanno portato inizialmente a ritenere che la connessione tra “nevroticismo” e Parkinson fosse legata a un eccesso di attività dopaminergica con conseguente esaurimento dei neuroni che producono questo neurotrasmettitore (Sieurin J, Gustavsson P, Weibull CE, et al. 2016). Successivamente è stata avanzata l’ipotesi che, nei soggetti nevrotici, si realizzi una compromissione del sistema ipotalamo-ipofisi-surrene responsabile della comparsa di stress ossidativo e susseguente danno cellulare a livello neuronale (Biondi M., Accini T., FojanesiM., Papadogiannis G. 2016 ; Carver C.S., Connor-Smith J. 2010).

Bibliografia

Pubblicato il 16 giugno 2021 su:

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