In un editoriale pubblicato l’11 maggio 2020 sulla rivista specializzata World Psichiatry, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus ha sottolineato che la pandemia da coronavirus sta facendo crescere in modo significativo il disagio mentale in tutto il mondo. Esiste il rischio che si verifichi un’ondata di disturbi da stress post traumatico (PTSD) a livelli senza precedenti, questo dovrà essere contenuto anche con l’aiuto concreto delle istituzioni. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/wps.20768
EMDR è l’acronimo di Eye Moviment Desensitization and Reprocessing cioè desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari.
Questa tecnica, nata come trattamento del Disturbo post Traumatico da Stress (PTSD), ha ricevuto nell’ultimo decennio importanti riconoscimenti internazionali. Il Dipartimento di Salute del Governo Americano lo ha inserito fra i trattamenti consigliati non solo per i PTSD, ma anche per gli altri disturbi d’ansia, per la depressione e per la promozione della salute mentale. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo consiglia per la sua ormai ampiamente riconosciuta efficacia.
L’EMDR sfrutta i movimenti oculari da stimolazione bilaterale alternata per facilitare ed accelerare la desensibilizzazione e l’elaborazione di eventi traumatici disturbanti.Il concetto alla base dell’EMDR è la possibilità che offre di facilitare direttamente, a un livello neurofisiologico, l’elaborazione accelerata di materiale disturbante attraverso un certo numero di esercizi di dual attention. Ciò che si ottiene, conseguentemente, a livello neurofisiologico, è il benessere cognitivo e affettivo. L’obiettivo dell’EMDRè quello di ripristinare il naturale processo di elaborazione delle informazioni presenti in memoria per giungere ad una risoluzione adattiva attraverso la creazione di nuove connessioni più funzionali. Una volta avvenuto ciò, il paziente può vedere l’evento disturbante e se stesso da una nuova prospettiva. Nel protocollo originale il terapeuta chiede al paziente di seguire con lo sguardo il movimento delle sue dita (indice e medio) da destra a sinistra, tale movimento viene ripetuto un certo numero di volte contemporaneamente al richiamo del ricordo dell’evento traumatico. Si realizza, così, un “duplice focus attenzionale” in cui, da un lato, la persona si concentra sul proprio stato interno (il ricordo dell’evento e le sensazioni emotive e corporee ad esso correlate) e, dall’altro, sullo stimolo esterno (la stimolazione bilaterale alternata).Il modello di riferimento della metodologia è la teoria dell’elaborazione accelerata dell’informazione che presuppone l’esistenza di un sistema di auto-guarigione all’interno della persona, capace di elaborare le informazioni fino a portare all’equilibrio del sistema che si trova in uno stato di sbilanciamento, a seguito di un evento traumatico o di un forte stress.
I trattamenti farmacologici
I farmaci principalmente utilizzati nel PTSD sono gli antidepressivi, per la presenza in questa sindrome di disturbi depressivi e disturbi d’ansia (in particolare disturbo d’ansia generalizzato e il disturbo di panico), tutti altamente responsivi a questa classe di farmaci. La terapia antidepressiva, com’era ipotizzabile, ha mostrato una certa efficacia nella riduzione dei sintomi depressivi ed ansiosi, rivelandosi però inattiva sui sintomi specifici del PTSD, quali l’attivazione emotiva, secondaria all’intrusione improvvisa dell’evento traumatico nell’ideazione e nella percezione del paziente, l’ipervigilanza, i flashback, gli incubi, l’evitamento, il disagio nella sfera professionale e relazionale e le strategie fallimentari che il paziente adotta nel tentativo di lenire la propria sofferenza, tra cui l’assunzione di alcol o sostanze stupefacenti. Spesso questi farmaci vengono associati alle benzodiazepine che però sono controindicate in pazienti con condotte tossicofiliche. Altre categorie farmacologiche “non psichiatriche” utilizzate nel trattamento del PTSD sono i farmaci antiadrenergici (alfa e beta), che dovrebbero agire sulla riduzione dell’ipervigilanza, flashback e sintomi dissociativi. Associare il trattamento farmacologico alla psicoterapia permette di ottenere migliori risultati terapeutici.
Conclusioni
La crisi economica dovuta al Coronavirus, secondo un’indagine condotta da Altro Consumo, finora è costata mediamente 1300 euro alle famiglie italiane, per un totale di 33 miliardi di euro. Il 12% dei nuclei familiari ha grosse difficoltà a far fronte alle spese correnti e 7 su 10 ricorrono ai risparmi o pensano di farlo. L’incertezza economica, oltre ad essere fonte di ansia, rappresenta un ostacolo per molti all’accesso alle cure sia per le patologie fisiche che psicologiche. Dal primo settembre è stato abolito, in tutta Italia, il superticket sanitario: si trattava di un costo aggiuntivo da pagare rispetto al ticket sulle visite mediche specialistiche. Rimane da affrontare il problema delle liste di attesa. L’accessibilità alle cure rappresenta uno dei principali elementi di disuguaglianza che caratterizzano l’attuale organizzazione del nostro Sistema Sanitario richiamando l’attenzione non solo sugli effetti immediati di questa situazione, ma anche sugli effetti prospettici in termini di salute complessiva dei cittadini. Durante il periodo di lockdown sono state numerose le iniziative di sostegno psicologico, occorrerebbe ora garantire alle persone con disturbi da stress post-traumatico un adeguato trattamento.
Referenze
Allen J.G. (2001) “Traumatic Relationship and serious mental disorder”, New York.