IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO: OSSESSIONI E RITUALI
Si può scaricare gratuitamente l’ebook ossessioni e compulsioni cosa sono, che fare. A cura del Centro di ascolto psicologico CAP https://www.medicinaxtutti.it/2020o/05/03/2289/
Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è una malattia del pensiero e del comportamento caratterizzata dalla presenza di ossessioni e compulsioni che interferiscono con la vita della persona. Si presenta come l’esasperazione di alcuni tratti preesistenti della personalità, tipici del temperamento ossessivo-compulsivo.
L’incidenza di DOC nella popolazione è di 2,5% nel corso della vita. Nel corso di un anno, troviamo che ne soffre tra l’1,5 e il 2,1% della popolazione generale e spesso si associa ad altri disturbi di tipo ansioso o depressivo. In età scolare, alcuni bambini molto lenti, molto meticolosi e precisi, potrebbero avere un DOC iniziale, non ancora diagnosticato. Un tempo si riteneva che questo disturbo fosse raro nelle persone anziane, in realtà, si trattava di un errore di osservazione dovuto alla scarsa conoscenza del disturbo.
Cause
Le cause del disturbo ossessivo compulsivo sono varie. Infatti, come per molti disturbi non è possibile ritenere un solo fattore responsabile della comparsa del DOC. Le ipotesi relative alle cause sono diverse, ma queste possono essere distinte in cause psicologiche, biologiche e genetiche. E’ molto probabile che esistano fattori predisponenti e fattori precipitanti, oltre a fattori in grado di mantenere nel tempo il disturbo. I recenti sviluppi della biologia genetica mostrano come ambiente ed espressione genica siano fattori interdipendenti e quindi non è possibile identificare una singola causa per questo disturbo.
Cause psicologiche del DOC
Secondo l’ipotesi comportamentale uno stimolo neutro può, anche solo per casualità, associarsi alla paura di ammalarsi. Quando questa associazione è stata fatta, l’individuo può accorgersi che l’ansia, derivante dallo stimolo neutro, può ridursi attuando un particolare comportamento. Se il comportamento che riduce l’ansia, dura nel tempo, può generare un rinforzo dell’associazione che determina lo sviluppo del disturbo ossessivo compulsivo. Un’altra teoria, di natura cognitiva, ipotizza che la causa dei pensieri ossessivi sia legata al modo con cui alcune persone si relazionano con i propri pensieri. Questi individui sarebbero eccessivamente preoccupati per la natura delle proprie ideazioni, senza riuscire a distinguere la differenza tra il pensare ad una cosa e il farla realmente. Ad esempio sono persone che credono che pensare di fare del male a qualcuno sia moralmente deplorevole quanto farlo per davvero. Questo errore cognitivo sarebbe, secondo questa teoria, una delle principali cause del disturbo ossessivo compulsivo.
Cause biologiche del DOC
Gli studi eseguiti sui gemelli omozigoti ed eterozigoti hanno evidenziato come una delle cause del disturbo ossessivo compulsivo sia la predisposizione genetica.Le ricerche sulle famiglie di pazienti con DOC hanno rivelato che i familiari hanno un rischio di sviluppare il disturbo dalle 3 alle 12 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Gli studi di neurobiologia e di neuro fisiologia hanno dimostrato che i neurotrasmettitori sono implicati nel DOC. In particolare, un ruolo importante è rivestito dalla serotonina. Infatti gli antidepressivi, tra cui la clomipramina e alcuni SSRI, si dimostrano efficaci nella cura di questo disturbo. Grazie agli studi di neuroimaging sono state identificate le principali aree del cervello correlate al disturbo. La corteccia orbito-frontale, il giro cingolato e il nucleo caudatomostrano presentano, nel DOC, aumento dell’attività metabolica, rispetto a quella rilevata nei soggetti non affetti da DOC.
(MedicinaInformazione, 7 maggio 2017)
sintomatologia
La sintomatologia del DOC si fonda su ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri “egodistonici”, ossia che non sono in armonia con chi li pensa. Si tratta di ideazioni che il soggetto non riesce a controllare. C’è la presenza costante e forzata di pensieri, immagini o numeri che si manifestano con una frequenza ed un’intrusività così forte, nella mente della persona, per cui questa sperimenta un’intensa sensazione di ansia, di angoscia e di preoccupazione. Le compulsioni, sono rituali di comportamento (gesti o azioni ripetitive) o di pensiero (formule magiche, preghiere, ripetizione di parole) che la persona sente di dovere, per forza, mettere in atto per evitare di essere colta da attacchi d’ansia. Ciò che fa la differenza tra, la normale presenza di gesti abitudinari e rituali compulsivi, è la pervasività del rituale stesso e il fatto che la persona che soffre di DOC, non riesce a svincolarsi dai gesti e dai pensieri ossessivi. Il dover mettere in atto un rituale alla perfezione, o eseguire un gesto un determinato numero di volte, e ancora, ripetere una serie numerica, fin tanto che non ci si sente tranquilli, è ciò che consente al paziente, di tenere a bada e di controllare, ansie e preoccupazioni.
I pensieri ossessivi possono essere centrati su vari aspetti e, generalmente, ad ogni aspetto corrisponde un particolare tipo di rituale. I principali aspetti su cui si centra il pensiero ossessivo sono:
la contaminazione
Chi ne soffre ha l’ossessione di poter diventare pericoloso per gli altri, per non avere prestato sufficiente attenzione alla pulizia. Potrebbe quindi provocare una contaminazione a sé o ad altri. Per liberarsi dall’ansia, praticherà rituali di pulizia.
l’ordine e la precisione
La persona che ne soffre ha il pensiero di poter compiere degli errori e delle imprecisioni nelle sue attività . Per controllare l’ansia, praticherà rituali di controllo ripetuti molte volte, e prolungati.
la sessualità
Chi ne è affetto ha l’ossessione di poter compiere degli atti sessuali inadeguati contro la propria volontà, per via di un ipotetico “raptus”. Oppure nutre il dubbio di averlo già fatto, ma di non ricordarsene, perché potrebbe aver avuto blackout di memoria. Per praticare i rituali di controllo manterrà le distanze, evitando sistematicamente le occasioni di incontrare una donna (o un uomo, o un ragazzo). Controllerà nei giornali se c’è stata una denuncia per atti sessuali illeciti. Chiederà di essere rassicurato.
l’aggressività
La persona che ne soffre ha il pensiero di poter compiere degli atti aggressivi diretti verso gli altri. Oppure può immaginarsi di aver usato violenza a qualcuno. Praticherà rituali in cui cerca di mantenere le distanze, ed evita sistematicamente le occasioni di incontrare altre persone. Oppure ripercorrerà il tragitto fatto, per verificare se ci sono vittime, o se la polizia è presente.
la raccolta
Chi ne è affetto pensa che gli oggetti che trova per strada, o che sono presenti in casa sua potrebbero essergli utili . Non riesce, quindi, a sbarazzarsene. Non si serve di questi oggetti ma si limita a conservarli in attesa di un ipotetico momento in cui venissero utili. Li sente propri, indispensabili, vi si sente affezionato. L’ evitamento riguarda, appunto, il fatto di non liberarsene, come sarebbe ragionevole.
le ruminazioni
La ruminazione è un fenomeno del pensiero per cui chi ne soffre, di fronte a una difficoltà o a un problema crede di non aver preso in considerazione tutti gli aspetti della situazione che sta analizzando. Visto che nessuno riesce, generalmente, a considerare tutti gli elementi di un problema, questo tipo di ossessivo troverà sempre qualcosa che aveva trascurato. Nella ruminazione il soggetto non ha una scala che misuri l’importanza del tema. Appare dunque chiaro che la ruminazione tende a estendersi nei temi, e a prolungarsi nel tempo.
i temi religiosi
La persona che ne soffre ha l’ossessione di poter compiere degli atti blasfemi verso Dio o i Santi. Avverrebbe contro la propria volontà e può anche pensare di non essersi confessato con sufficiente chiarezza e completezza, commettendo così un grave peccato contro la religione. Per liberarsi dall’ansia , praticherà rituali di preghiere, o di confessione mai sufficienti.
I fenomeni ossessivi rimangono a livello ideativo, nessuno può venirne a conoscenza a meno che non vengano confessati: in genere però, vengono a lungo taciuti. E’ possibile mantenere nascosti anche i cosiddetti rituali mentali, come contare e ripetere mentalmente parole, numeri o frasi. La situazione è diversa nel caso dei rituali compulsivi.
I principali tipi di rituali si possono così riassumere:
rituali di pulizia possono essere interessate, oltre che l’igiene della persona, attività domestiche quali, ad esempio, il bucato che viene eseguito, con gli stessi panni, più volte di seguito perchè l’ossessivo non è convinto che siano sufficientemente puliti
rituali di controllo riguardano più frequentemente gesti della vita quotidiana quali controllare ripetutamente la chiusura di porte e finestre di casa, di interruttori dell’acqua, della luce, del gas.
rituali di ordine consistono nel ripetere gesti banali come allineare libri, penne, soprammobili, oggetti da scrivania e nel mettere in ordine cassetti, armadi e abiti prima di coricarsi.
rituali di simmetria hanno un significato analogo a quelli di ordine, ai quali spesso si accompagnano, e presentano gradi variabili di complessità: dal semplice raddrizzare i quadri appesi alle pareti al mettere in atto elaborati rituali motori per rendere simmetrici i propri movimenti, ad esempio nel camminare, nel varcare la soglia di una porta, nel non calpestare i contorni delle piastrelle dei pavimenti.
rituali numerici possono consistere nel ripetere calcoli matematici, tenere a mente numeri di targa, bocconi di cibo deglutiti, oppure nell’enumerare le attività ritualistiche già descritte, come contare il numero di lavaggi delle mani oppure i numeri di controlli del gas, della porta di casa.
Il significato attribuito dai pazienti ai rituali è spesso scaramantico, diretto ad evitare disgrazie o a propiziare eventi futuri.
Evoluzione
Il disturbo ossessivo compulsivo viene considerato un disturbo a decorso cronico con fluttuazioni dell’intensità dei sintomi. Sono stati proposti due sottotipi di DOC in base al decorso. Il sottotipo episodico è caratterizzato da insorgenza tardiva, dopo i 25 anni di età, prevalenza nel sesso femminile, minore frequenza di sintomi compulsivi e depressivi che, quando presenti, non sembrano secondari alla sintomatologia ossessivo-compulsiva. Il sottotipo cronico è prevalente nel sesso maschile, insorge prima dei 25 anni, presenta più frequentemente compulsioni ed ha un’elevata incidenza di sintomatologia depressiva concomitante. La sintomatologia del DOC può presentare vari gradi di gravità a cui corrispondono vari gradi di compromissione del funzionamento socio-lavorativo. Mentre l’andamento episodico può consentire un funzionamento sociale e lavorativo adeguato, il progressivo aggravamento può condurre ad un marcata invalidità.
Terapia
I dati disponibili indicano un miglioramento significativo, a seguito di terapia, in una percentuale di casi variabile tra il 35% e il 60%. Poichè l’eziologia del disturbo è multifattoriale la terapia farmacologica deve associarsi al trattamento psicoterapico. Gli antidepressivi che hanno dimostrato efficacia appartengono al gruppo dei triciclici e degli SSRI. Questi ultimi vengono considerati farmaci di prima scelta soprattutto quando è necessario un trattamento ad alti dosaggi per un tempo prolungato. L’associazione delle benzodiazepine è indicata per il trattamento sintomatico iniziale dell’ansia che si accompagna alla sintomatologia ossessiva.
Uno degli approcci psicoterapici maggiormente utilizzato per il trattamento del DOC è quello cognitivo comportamentale. Nella cura del disturbo ossessivo compulsivo l’Esposizione con Prevenzione della Risposta (E/RP) è una metodica che trova indicazione. Questa cura prevede l’esposizione del paziente a stimoli che provocano le ossessioni (ad esempio toccare qualcosa di sporco). Una volta esposto il paziente, si evita che questi metta in atto i comportamenti compulsivi lasciando che l’ansia si plachi naturalmente. Questa tipologia di cura, nonostante abbia mostrato ottimi risultati, risulta molto stressante ed evidenzia alti tassi di abbandono. A partire da questi trattamenti si sono sviluppate le cosidette terapie comportamentali di terza generazione che, sempre orientate dai principi del comportamentismo, utilizzano modalità metacognitive per gestire in modo più funzionale le emozioni.
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