L’IPPOTEREPIA UN INTERVENTO TERAPEUTICO GLOBALE
L’ippoterapia consiste in un insieme di tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute dell’essere umano. In questo senso si differenzia dalle pratiche ludiche che coinvolgono il cavallo ma non necessitano della presenza e del controllo il di personale sanitario adeguatamente preparato.
Già nella medicina Ippocratica l’equitazione veniva prescritta a scopo terapeutico. In Italia, questa pratica è stata introdotta, da Daniela Nicolas-Citterio, psicologa francese, che nel 1975 ha contribuito allo sviluppo e alla conoscenza della Terapia con Mezzo del Cavallo (TMC), attraverso l’opera dell’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre. Da quel momento questa disciplina ha assunto un ruolo sempre più importante ed ha iniziato a ritagliarsi il giusto spazio nel più grande settore della “Pet Therapy”. Lo stesso Ministero della Salute ha sentito l’esigenza di redigere delle linee guida per il settore dell’ “Intervento Assistito con gli Animali”, riservando parte del testo al mondo della terapia con il cavallo.
A chi è rivolta l’ippoterapia
L’ ippoterapia è indicata, in ambito sanitario- assistenziale, psico-intelletivo, e socio- educativo. Viene utilizzata come trattamento delle disabilità da lesioni neuromotorie, nei disturbi dell’età evolutiva, nei disturbi comportamentali e nella riabilitazione dei traumi stradali e lavorativi. Affinché questo metodo di cura risulti efficace, e la sua somministrazione sia corretta sotto tutti gli aspetti medici, tecnici e normativi, l’ ippoterapia dev’ essere esercitata da una equipe multidisciplinare formata da personale specificamente qualificato e tecnicamente preparato. Il luogo dove si svolge la terapia necessita di una sufficiente disponibilità di spazi chiusi (maneggio coperto, sala per visite mediche, uffici, sala riunioni, servizi igienici, scuderia, selleria) e di spazi aperti (campo recintato, tondino). La rieducazione equestre come terapia psicomotoria, trasforma l’individuo portatore di handicap da oggetto a soggetto attivo. L’approccio psicomotorio non va alla ricerca di ciò che all’individuo manca, ma di ciò che l’individuo possiede: rende il soggetto protagonista.
(Ippoterapia, il punto di vista dei genitori, Frangiamone G. 2017)
Come funziona l’ippoterapia
L’ ippoterapia consiste nella induzione di miglioramenti funzionali, psichici e motori attraverso l’attento uso dei numerosi stimoli che si realizzano nel corso della interazione uomo-cavallo. Si avvale di soggetti equini adatti allo scopo mentre per il paziente non è previsto un particolare abbigliamento, proprio perché si tratta di sedute di terapia e non di lezioni di equitazione. E’ una tecnica riabilitativa che utilizza uno strumento animato, riservato, timoroso ma forte: il cavallo. Il movimento del cavallo, grazie alle sue caratteristiche morfologiche e biomeccaniche, facilita e migliora la possibilità di trasmissione di un impulso, per ottenere una riduzione della resistenza da parte del soggetto, ovvero ne favorisce il movimento. Il lavoro fatto a cavallo inibisce le patologie, perché si tenta di ridurre e normalizzare il tono posturale utilizzando schemi di movimento che riescono a rompere schemi inibitori. L’ippoterapia non si limita a trattare solo l’aspetto motorio, infatti Il soggetto viene coinvolto nella sua totalità con un metodo terapeutico globale motorio, psichico, intellettivo e sociale. Il cavallo ottiene la partecipazione del paziente non più inteso come entità da assistere e curare, ma come soggetto da recuperare nella sue potenzialità, con stimolazioni visuo-spaziali, olfattive, acustiche e tattili.
La terapia per mezzo del cavallo stimola:
- il tatto e la propriocezione attraverso il contatto fisico e il rapporto diretto con l’animale ed il suo modo di muoversi;
- la motricità grossolana ed al tempo stesso fine questo perchè ci sono delle relazioni tra il passo dell’uomo e il passo del cavallo;
- la comunicazione verbale e non, infatti il cavallo è in grado di muoversi in modo diverso in conseguenza di ordini impartiti con il movimento del corpo del cavaliere, ma anche in conseguenza di semplici ordini verbali, comunicare non significa solo “parlare” con le parole ma inviare messaggi emozionali con il corpo, il cavallo come co-terapeuta animale è un insegnante che “non parla”, ma agisce e reagisce;
- l’autostima poiché la capacità di guidare un animale decisamente grande favorisce un ritorno di immagine positiva che coinvolge anche la famiglia;
- il senso di responsabilità, questo perchè il prendersi cura di un animale grande, ma che necessita di numerose manovre ed attenzioni stimola la capacità di autogestirsi, grazie al feedback che si crea tra cavallo e utente.
Occorre inoltre tenere in considerazione che il luogo dove vive il cavallo permette al paziente di uscire da un ambiente “medicalizzato”.
La terapia per mezzo del cavallo facilita anche l’apprendimento dello schema corporeo:
- la percezione e la rappresentazione del proprio corpo;
- l’interiorizzazione delle sensazioni relative alle singole parti del proprio corpo, nonché la sensazione di globalità del corpo;
- l’equilibrio;
- la lateralità;
- l’indipendenza dei diversi segmenti in rapporto al tronco e di un segmento rispetto all’altro;
- l’orientamento spaziale e temporale;
- la coordinazione oculo-manuale, globale e settoriale, varie coordinazioni percettivo- motorie attraverso l’uso coordinato delle redini;
La relazione che si crea, in ippoterapia, è di tipo triangolare. Il cavallo è co-terapista: offre aiuto senza imporsi, interviene senza interferire o aggredire, ed i comportamenti non desiderabili creano un’esperienza diretta che provoca situazioni e sollecitazioni che vengono affrontate con il supporto ed il sostegno emotivo e mentale del terapista. Il cavallo allevia e solleva sia fisicamente che mentalmente il paziente, divenendo suo alleato e distruggendo le barriere che possono venirsi a creare in un percorso terapeutico.
Il programma terapeutico di recupero non deve mai prescindere dalla motivazione e dall’interesse del soggetto. Un animale che aspetta per lavorare provoca, generalmente, una spinta motivazionale maggiore rispetto ad altri input inanimati.
Nell’ippoterapia è possibile distinguere varie fasi:
- il “Maternage”: può essere considerata una fase preliminare in cui il paziente, insieme al terapista, comincia il suo approccio al cavallo;
- l’ippoterapia propriamente detta che consiste nella somministrazione degli esercizi terapeutici al soggetto malato. Questa fase è tanto più efficace quanto più attenta è la scelta e la progressione degli esercizi somministrati dalla equipe.
- la riabilitazione equestre è una fase avanzata della cura, in cui il paziente controlla direttamente il cavallo attraverso le proprie azioni;
- il re-inserimento sociale è il punto di arrivo ottimale di tutto il programma terapeutico, può essere realizzato in quella parte di pazienti che abbiano superato i deficit psico-motori originari che erano di ostacolo alla piena affermazione della persona.
In conclusione, l’ippoterapia è un intervento di riabilitazione globale, che spinge il soggetto disabile a non fissarsi sulle proprie limitazioni, ma a credere nelle reali possibilità di crescere e di trovare un proprio ruolo. Questo metodo va inserito comunque all’interno di un più ampio progetto personalizzato in base ai bisogni, ai progressi ottenuti ed ai futuri obiettivi del paziente per garantirgli una qualità di vita sempre migliore.
Bibliografia
A. Artuso, “Abilitazione e riabilitazione”, Centro Paolo V di Casalnoceto (AL), anno XXIII n°2, 2014, pp.15-34
Citterio, D.N. Il cavallo come strumento nella rieducazione dei disturbi neuromotori. Milano, Mursia 1985
Citterio, D.N. Il cavallo nell’organizzazione spazio-temporale. V Congresso di Rieducazione equestre, Milano, A.N.I.R.E., 1985
De Lubersac, R. La reéducation par l’equitation. Parigi, Crepin-Leblond 1972
Frascarelli,M., Citterio, D.N. Trattato di Riabilitazione Equestre. Roma, Phoenix 2001
Gennaro, M. Acquistare il cavallo giusto. Milano, Ed. Equestri 1992
Riferimenti legislativi D.P.R. 8.7.1986 n. 610